La nuova manovra finanziaria di prossima approvazione contiene norme, correttivi e dettagli vari che, in un modo o nell’altro, creano conseguenze dirette o indirette a cittadini e imprese, anche in ambito digitale.
Ecco perché Global Magazine non può non trattare l’argomento, quanto meno sui due punti che più interessano il nostro settore.
Partiamo dall’unica buona notizia: apprendiamo infatti da Repubblica che “Per la strategia nazionale di cybersicurezza e il suo piano di implementazione, in manovra vengono istituiti nello stato di previsione del Mef due nuovi fondi. Per gli investimenti volti all’autonomia tecnologica e all’innalzamento dei livelli di cybersicurezza dei sistemi informativi, ci sono 70 milioni per il 2023, 90 per il 2024, 110 per il 2025 e 150 dal 2025 al 2037. Per la gestione della cybersecurity sono in campo 10 milioni per il 2023, 50 per il 2024 e 70 a decorrere dal 2025. E’ l’agenzia per la cybersicurezza che rileva i fabbisogni delle amministrazioni coinvolte.”
Di agenzia per la cybersicurezza ne avevamo già parlato qui, ed anche allora in maniera ovviamente positiva.
Adesso però le dolenti note: nel testo definitivo che andrà alle Camere, manca infatti ogni riferimento al Bonus Mezzogiorno, misura molto apprezzata dagli imprenditori che decidevano di investire nelle zone più svantaggiate d’Italia e che, grazie al cumulo con i crediti di imposta offerti da Industria 4.0, poteva rappresentare per l’azienda un rientro di quasi il 95% del capitale investito.
L’auspicio è che in Parlamento si ponga al più correzione a questa grave mancanza, anche per non alimentare dietrologie politiche – con il ministro dell’Economia fortemente legato al nord, per usare un eufemismo – che in questo momento non farebbero bene al Paese.
Pare sia confermata inoltre la fine dell’obbligo di accettare pagamenti con il Pos per cifre inferiori alle 60 euro.
Non si tratta di una norma antifrode o mirata a scovare chissà quale evasione fiscale, perché anche se ci fosse evasione, per quelle cifre, sarebbe ridicola e irrilevante, ma è certamente un contentino dato ai negozianti, stufi di pagare commissioni alle banche per transazioni anche piccole.
Se è vero che non è giusto che gli istituti di credito si arricchiscano alle spalle dei commercianti, è altrettanto chiaro che privare i cittadini di questa opportunità di pagamento non può essere la soluzione giusta.
Ricordiamo infatti i vantaggi enormi dati dalla riduzione della circolazione di contante, quali un disincentivo alle rapine, alle aggressioni e ai furti in generale, una maggior comodità di pagamento anche con mezzi tecnologici di ultima generazione, come smartphone e smartwatch, nonché la necessità di emettere ogni volta uno scontrino o fattura, riducendo al minimo l’evasione fiscale.
Il problema delle commissioni esiste, ma la soluzione va ricercata in un accordo con gli istituti di credito ai quali può essere chiesta una diminuzione generale delle commissioni, se non un abbattimento sotto una certa cifra; si tratterebbe di un sacrificio che, ne siamo certi, sarebbero in grado di sopportare senza gravissime conseguenze.