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Come è intuibile, vista la natura del nostro magazine, stiamo seguendo con attenzione il dibattito pubblico nato attorno a “Immuni“, l’app scelta dal Governo Italiano per tracciare i malati di Covid-19.

L’app, sviluppata dalla Bending Spoons SpA, è stata scelta dai tecnici del Ministero dell’Innovazione tra 319 concorrenti e ha subito in questi giorni un vero e proprio processo virtuale; virtuale perché in effetti pseudo esperti si sono espressi non sul funzionamento di Immuni in sé, ma su quello che in teoria potrebbe o dovrebbe fare; in sostanza, il solito fiume di parole inconcludente.

Ed è proprio questo il primo paradosso di questa situazione, visto che gli italiani, dopo essersi reinventati geologi, ingegneri e virologi, si scoprono oggi anche esperti sviluppatori web, nonché novelli esperti di privacy e DPO, sentendosi in dovere di dare per forza il loro parere, pur non richiesto (ma soprattutto senza competenza, anche se la cosa non fa più notizia, purtroppo).

E il paradosso di cui si accennava prima? Semplice, i tecnici qualificati a cui abbiamo chiesto notizie, fior di sviluppatori del team di Globalsystem ad esempio, hanno deciso di aspettare la pubblicazione prima di darci un parere, perché “non si può certo valutare il funzionamento di un’app attraverso notizie vaghe che spesso si smentiscono a vicenda“.

E allora abbiamo deciso – per adesso e con buon senso – di non entrare nel merito del funzionamento di Immuni, di come gestirà la privacy, di come seguirà il tracciamento di chi, su base volontaria (ed è questa una delle poche certezze raccolte fino ad oggi, insieme alla gestione decentralizzata dei dati) deciderà di installarla.

Rimanete sintonizzati però, perché presto torneremo a parlare di Immuni, ma stavolta con cognizione di causa!

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